“ll futuro è sotto i nostri occhi e riguarda il declino del lavoro manuale a favore del lavoro creativo nei diversi campi delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ma soprattutto nello sviluppo del software, motore insostituibile di tutte le tecnologie hardware esistenti. Dunque, il primo obiettivo è spostare il fuoco dell’attenzione di chi decide le sorti del Paese e dell’Europa dall’universo materiale a quello immateriale, cioè dalle tecnologie hardware alle tecnologie software.
Infatti, mentre le piattaforme hardware tendono a diventare commodity, è la tecnologia software il componente vitale e critico di ogni sistema reale, sia perché rappresenta la quota maggioritaria dei costi di progettazione, realizzazione e gestione dei sistemi complessi, sia perché l’industria del software, anche per ritardi e difficoltà nell’ingegneria del processo produttivo, è ad alta intensità di lavoro e di conoscenza e quindi rappresenta la principale opportunità di lavoro per le giovani generazioni dei Paesi sviluppati e anche dei Paesi in ritardo di sviluppo, ma con un sistema formativo evoluto”. Perché torno a scrivere? Che contributo posso ancora dare che sia utile e costruttivo? L’età avanzata mi obbliga a trovare la forza per uscire dal silenzio e dalla rassegnazione. Nel corso della mia lunga vita professionale sono convinto di essere entrato in contatto con le persone, le aziende e le istituzioni che hanno costruito e poi smantellato l’Italia informatica, quindi di aver preso cognizione degli errori compiuti nel passato e anche, in parte, delle possibili vie d’uscita verso il futuro. Occorre recuperare il tempo perduto, affinché i treni tecnologici si possano fermare anche alla stazione Italia.