Con "Maupassant e 'lâAltro'â, Savinio ha scritto, poco piÚ di trentâanni fa, uno dei suoi testi piÚ felici e inafferrabili: una specie di saggio-divagazione, e insieme frammento di autobiografia, aperto a tutti i venti dellâintelligenza, irriverente e acutissimo, un testo che a ogni passo sembra sbucare su prospettive impreviste e le abbandona subito con sovrana indifferenza. Alla fine di questo capriccioso percorso il lettore constaterà , comunque, di essere arrivato almeno a un risultato indubitabile: vedere come fosse la prima volta, e con enorme sorpresa, la vita, lâopera e lâambiente di Guy de Maupassant. Prendendo spunto proprio da certi tratti di comica semplicità e quasi animalità âcarnaleâ della persona Maupassant, Savino è riuscito a scavare dallâombra la sua âaltraâ fisionomia, il suo Doppio, accompagnatore discreto fino alle soglie della pazzia, ÂĢlâinquilino neroÂģ che, varcate quelle soglie, diventa un ÂĢesigente dioÂģ, desideroso di trionfare uccidendo il proprio ospite. Tutta lâopera di Maupassant appare cosÃŦ intrecciata di un doppio filo, che ne spiega il fascino contraddittorio, gli improvvisi sbalzi fra un vitalismo spesso e lâangoscia spettrale. Ed è lo stesso doppio filo che incontriamo in ogni particolare di quellâepoca imbarazzante, lâOttocento, trattata con mano sicura e leggera in questo testo, che sembra compendiare tutti gli estri di quel grande critico, narratore e pittore che fu Savinio, oggi riscoperto in tutta Europa.