Circa cinquanta poesie compongono questa raccolta, ognuna testimone di momenti, sentimenti, svolte personali. L’autore si mette a nudo con coraggio, raccontando amori, delusioni, inquietudini interiori, ma anche gioie inaspettate e gratificazioni che riaffiorano come spiragli di luce. Tutto ciò prende forma tra i paesaggi del Biellese, cornice affettiva e simbolica che accompagna il lettore lungo questo viaggio intimo.
La scrittura, per Stefano, è un atto di resistenza e di comunicazione, un tentativo – a volte sofferto – di lasciare una traccia. Lungo l’arco temporale che va dalla fine del secolo scorso agli anni Duemila inoltrati, l’autore sperimenta, evolve, cambia: ed è proprio al lettore che spetta il compito di cogliere, tra le righe, le sfumature di questa trasformazione stilistica e personale.
Stefano Porrino (Biella, 27 aprile 1974) si accosta alla poesia alla fine del secolo scorso.
Inizialmente è una poesia che ha per temi dominanti la concezione di Dio, il lavoro, gli amori e quel mal di vivere che provano i ventenni alla ricerca del loro posto nel mondo.
Dopo una lunga pausa riprende a scrivere nel 2020 e nel 2024 pubblica la raccolta Improbabile ma non impossibile in cui sperimenta diversi stili ed aggiunge ai temi, di cui già scriveva, anche il ritrovato amore per le campagne biellesi e le risaie che scopre con la sua vecchia bicicletta.
Nel 2025 pubblica la raccolta Il riso delle rane, in cui l’autore mostra un forte radicamento territoriale, ma evita ogni facile idealizzazione. Il suo sguardo, vigile e insieme visionario, si posa sui dettagli minimi del quotidiano, trasformandoli in frammenti di senso. È una poesia che si nutre della materia minuta della realtà — risaie, campagna, colori — ma che riesce, attraverso brevi tocchi, a suggerire un mondo interiore complesso.