Secondo Krastev e Holmes, questa rivolta antiliberale «è stata la risposta inevitabile a un mondo caratterizzato dalla mancanza di alternative politiche e ideologiche». Non si tratta tanto «dell'attrazione di un passato autoritario o di un'ostilità al liberalismo radicata nella storia», quanto piuttosto di una reazione all'imperativo di imitare l'Occidente che per tre decenni ha regolato la politica internazionale e la politica nazionale di vari paesi, in particolare dell'Europa centrorientale. La trasformazione del liberalismo in una nuova ortodossia ha generato malcontento nei paesi «imitatori», frustrati da uno sforzo che li ha portati a tradire la propria identità. Questo meccanismo aiuta a comprendere non solo il comunitarismo populista, xenofobo e autoritario dell'Ungheria di Orbán e della Polonia di Kaczy-ski, ma anche la bellicosa politica estera della Russia di Putin. Anche gli «imitati», tuttavia, possono provare risentimento per la politica dell'imitazione. È il caso degli Stati Uniti di Trump, che temono di essere spossessati del proprio potere dagli imitatori del modello americano, si tratti degli immigrati o della Cina.
Ivan Krastev e Stephen Holmes mettono in luce le dinamiche di autodistruzione dell'ideologia liberale come utopia universale e delle radici dell'antiliberalismo e ci permettono di comprendere i paradossi post-1989 attraverso un'analisi politica e psicologica acuta e sfaccettata. Uno strumento indispensabile per comprendere il prossimo futuro.
Ivan Krastev, presidente del Centro di strategie liberali a Sofia, membro permanente dell'Istituto di scienze umane di Vienna e opinionista del «New York Times», è autore, tra gli altri, de Gli ultimi giorni dell'Unione. Sulla disintegrazione europea (2019) e L'impero diviso (con Federico Fubini, 2019).