Queste domande mi piacciono. Sembrano provenire, immutate, da un periodo in cui volare non era di routine. Indicano che ancora oggi, sebbene molti di noi partano con una certa regolarità da un punto sulla terra e ne raggiungano un altro attraversando il blu del cielo, non abbiamo fatto l'abitudine al volo, anche se non vogliamo ammetterlo. Queste domande mi ricordano che, per quanto gli aeroplani abbiano decisamente cambiato molti dei nostri vecchi atteggiamenti, c'è ancora una parte profonda della nostra immaginazione che persiste e risplende in uno strato antico della nostra mente, in mezzo a convinzioni radicate - se non ataviche - che riguardano distanze e luoghi, migrazioni e cieli." In questo libro Mark Vanhoenacker, pilota di linea e poeta romantico dell'aviazione, condivide con il lettore il suo irrefrenabile amore per il volo, in un viaggio che si muove tra il giorno e la notte, tra le nuove mappe del mondo e la poesia della fisica, tra i nomi dei venti e la natura delle nuvole. E ci fa riscoprire la semplice meraviglia che giace al fondo di un'esperienza che, ancora oggi, rimane unica: la gioia suprema del volo e le inimmaginabili prospettive che l'altezza e la distanza ci donano su tutto ciò che amiamo.