In un’epoca in cui all’Architettura non sembra esser destinato alcun ruolo attivo nella dissipazione delle istituzioni che assoggettano i Corpi, il Berghain pone all’architetto una questione fondamentale: come ripensare la disciplina in virtù delle sue potenzialità latenti, emancipandola dalla retorica della bellezza per renderla funzionale meno alla ripetizione continua dello status quo, che ad un’emancipazione collettiva.
Salvatore Simioli rappresenta per sé stesso ciò da cui fugge. Dopo aver conseguito una laurea magistrale in Architettura presso l’Università della Campania “L. Vanvitelli”, con 110/lode e dignità di pubblicazione, è in procinto di proseguire i suoi studi in Filosofia presso l’Università di Bologna, dove attualmente vive. Interessandosi principalmente dell’opera di Deleuze e Guattari, cerca di tessere un ponte transdisciplinare tra la filosofia post-strutturalista e la teoria dell’architettura contemporanea. Con LetteraVentidue ha già pubblicato un suo progetto nel volume Esercizi di scrittura architettonica, paradigmi, modelli, paradosso, a cura di Efisio Pitzalis.