Ricordo che lo soprannominai così dopo aver analizzato l'etimo latino, ovvero l'iterativo di salio, saltare. Un verbo che, nel mio immaginario, associo ad un'immagine precisa: saltare su una barca alla ricerca della salvezza. Una barca che magari s'è capovolta, fatto che comporta un'ulteriore prova di agilità. Pensai, quindi, che non ci fosse un appellativo più calzante per chi, come lui, era stato segnato da una vita zeppa di traversie. Per aspera sic itur ad astra, perché il passato ha senso solo se serve a cambiare il futuro e lui era sempre pronto a fare un passo indietro e, con una rincorsa, superare ogni difficoltà esistenziale. Un carattere contraddistinto da un tale equilibrio non lo si forgia dall'oggi al domani! Temprato al dolore di vivere e questa radicalità gli conferiva una cifra inconfondibile che lo distingueva da ogni altro giovane.