Quando Elena ricevette la prima lettera di Marco, aveva già compiuto quarant’anni da pochi mesi. Era una donna che viveva dietro vetri opachi: un matrimonio tiepido, una figlia adolescente che sembrava parlare un’altra lingua, e una sensazione costante di essere rimasta indietro rispetto alla propria vita.
La lettera non arrivò per posta ordinaria, ma le fu consegnata di nascosto in una busta avorio durante un convegno di lavoro. Sul retro c’era scritto soltanto: “Per Elena, se vorrà leggerla.” Dentro, parole lente e meditate, scritte con una calligrafia precisa, quasi antica:
"Non so bene perché mi trovo a scrivere. Forse perché non oso parlare. Le parole, dette, rischiano di svanire. Le lettere, invece, restano, e io ho bisogno di lasciare una traccia, almeno per me stesso. Oggi, ascoltandoti intervenire, ho sentito un’armonia che non provavo da anni. Non ti chiedo nulla, se non di permettermi, una volta ogni tanto, di scrivere."