Si conobbero tardi, così tardi che entrambi pensavano che il destino avesse smesso da tempo di occuparsi di loro. Ottant’anni ciascuno, due vite trascorse in città diverse, con famiglie, amici, ricordi e solitudini accumulate come vecchi giornali impilati in soffitta. Eppure, un giorno di primavera, Rosa ricevette nella cassetta della posta una busta color avorio, con un indirizzo scritto a mano in una grafia incerta ma elegante. Non c’era nome del mittente, solo il suo, ben leggibile. Aprì la busta con un gesto lento, come se stesse scartando un regalo che non sapeva di aspettarsi. Dentro trovò poche righe, gentili, firmate semplicemente “Antonio, il tuo vicino di due strade più in là”. Le scriveva di averla notata durante una delle sue passeggiate mattutine, seduta sulla panchina davanti al panificio, e che il suo sorriso gli era rimasto in mente come un raggio di sole in un giorno d’inverno.
Rosa rimase sorpresa. Non era abituata a ricevere lettere, tanto meno complimenti. Le sembrava quasi infantile e allo stesso tempo profondamente toccante che un uomo della sua età si fosse preso la briga di prendere carta e penna per rivolgerle un pensiero. Trascorse un’ora a rimuginare se rispondere o meno, finché, con un po’ di timidezza, prese la sua cancelleria migliore e scrisse poche parole di ringraziamento, accompagnate da un saluto cordiale. Infilò la busta nella cassetta di Antonio, come un piccolo segreto condiviso.