Anna aveva gli occhi rossi quando si sedette sulla panchina del parco, con il cellulare stretto tra le mani come se fosse un oggetto che brucia. Le dita continuavano a scorrere sullo schermo, quasi sperando in un miracolo, ma non succedeva nulla. Ogni volta che provava a scrivere il nome di Matteo, compariva quella piccola scritta crudele: “Sei stato bloccato”. Era un confine invisibile e invalicabile, una porta chiusa di colpo in faccia. Le sembrava impossibile che fosse successo davvero, che un ragazzo con cui fino a due giorni prima aveva condiviso messaggi, foto, battute, potesse cancellarla così, con un tocco rapido sullo schermo.
Elena arrivò in bicicletta, con i capelli scarmigliati dal vento e la solita aria distratta. Appoggiò la bici contro l’albero e si sedette accanto all’amica. Bastò uno sguardo per capire che Anna non stava bene, ma non chiese subito nulla. Elena aveva imparato che, con Anna, la cosa migliore era aspettare che fosse lei a parlare.